Miseria e nobiltà è certamente una delle commedie più conosciute di Eduardo Scarpetta – innovatore della scena teatrale napoletana a cavallo tra l’Ottocento ed il Novecento ed abilissimo trascrittore in vernacolo di numerosissime pochades francesi di quel tempo – e si distingue, all’interno di questa enorme produzione, per essere una delle poche originali dell’autore, frutto del suo straordinario estro comico.
La commedia utilizza i metodi classici dell’intreccio delle opere comiche dell’epoca (la finzione, il sotterfugio per favorire un matrimonio, l’incrociarsi di più vicende personali, la scoperta dell’inganno, il colpo di scena ecc…) e gioca intorno ad un tema anch’esso classico del teatro napoletano (la miseria, la fame, l’arte di arrangiarsi), ma spicca su molte altre per la ricchezza degli spunti comici e delle trovate ad effetto.
Ci si potrebbe chiedere: ma è ancora attuale il tema della fame come oggetto di un’opera drammaturgica? Si sarebbe tentati di dire di no, se non fosse che la precarietà economica (e non solo) che caratterizza i nostri tempi, unitamente alla circostanza che fame e miseria, marginalmente presenti nella nostra società, sono tuttavia tragica realtà già in terre a noi molto vicine, sono elementi che inducono a qualche riflessione al riguardo.
La commedia è stata riambientata negli anni ’50 del secolo scorso, tenuto conto che in quel periodo, precedente al boom economico, la realtà sociale era ancora molto simile a quella dei tempi della maturità artistica scarpettiana e, quindi, relativamente comparabile all’epoca in cui essa è stata concepita, ragion per cui l’opera conserva intatti gli umori ed i colori del testo originale.
Buon divertimento!