Scritta nel 1940, la commedia illustra la storia di una Napoli che vede nel gioco del lotto uno degli strumenti più “affidabili” per fare fortuna, ma, soprattutto, si dipana intorno alla ricerca dell’interpretazione dei sogni e degli avvenimenti, che si trasformano in messaggi per formulare i numeri con cui giocare al lotto e conquistare la fortuna.
La vicenda è nota. Il protagonista, Ferdinando Quagliuolo, insieme ad Aglietiello, suo uomo di fatica, passa le nottate sopra i tetti per decifrare ogni tipo di segno capace di trasformarsi in numero vincente da giocare nel Banco Lotto da lui stesso gestito. Una notte un suo dipendente, Bertolini, sogna il defunto padre di Ferdinando, che gli dà i numeri di una quaterna che si rivelerà milionaria. Ferdinando, invidioso della notoria e ripetuta fortuna al gioco di Bertolini e indispettito nel contempo dal fatto che egli aspiri alla mano della figlia, s’impossessa del biglietto vincente, sostenendo che suo padre, dall’aldilà, ha commesso un errore di indirizzo (e di persona) nel rivelare i fatidici quattro numeri e rivendica la titolarità della vincita. Da questo contrasto nasce una spassosa vicenda in cui si intrecciano, nella narrazione e nelle azioni dei personaggi, superstizioni e credenze religiose, cabala e anatemi, “mistero” e realtà, sul filo di un’accanita e a tratti grottesca discussione sulla effettiva “destinazione” del messaggio del defunto e sulla capacità dei defunti stessi di influire positivamente o negativamente sulla sorte degli uomini, fino allo scioglimento finale dell’intreccio, in cui il cocciuto protagonista trova una soluzione capace di salvargli la faccia senza dover rinnegare il suo amore paterno.
L’affiatata “compagnia teatrale” della nostra parrocchia si è impegnata ancora una volta a dare il massimo per esprimere appieno gli umori di un testo drammaturgico esilarante e colorito, accattivante e ricco di colpi di scena, sullo sfondo di una Napoli anteguerra legata alle proprie tradizioni, abitudini e superstizioni.